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Innovare il mondo dell’impresa e trasformarlo nella sua versione più giovane e tecnologicamente al passo con i tempi è da sempre uno dei principali obiettivi del BCC Innovation Festival. Ma qual è l’impatto di queste giovani imprese sul panorama globale?
Innovup, associazione partner dell’edizione 2024 dell’Innovation Festival, si è posta proprio questa domanda ed ha realizzato uno studio prendendo in analisi gli undici anni tra il 2012 e il 2023 per tracciare una linea e cercare di capire meglio questo ormai affermato fenomeno imprenditoriale. Lo studio ha preso in considerazione un campione iniziale di 30.230 imprese facenti parte della sezione speciale del registro delle imprese dedicata alle startup innovative.
L’analisi realizzata da Innovup mette in chiaro sin da subito l’impatto delle start up sul mondo dell’impresa:
“Uno studio del 2010 della fondazione (Kauffman Foundation nda.) ha dimostrato che le imprese esistenti, in media, distruggono più posti di lavoro di quanti ne creino, mentre quelle entranti nel mercato ne aggiungono circa 3 milioni ogni anno […] Secondo i dati del progetto DynEmp, nei Paesi OECD le imprese con meno di 5 anni di età danno lavoro in media al 20% degli occupati, mentre creano quasi la metà dei nuovi posti di lavoro […] secondo uno studio di Cerved, le imprese più giovani (sotto i 5 anni di età) sono il motore della crescita occupazionale, avendo contribuito al 64% della nuova occupazione in Italia nel 2021”
Diversi studi, in anni diversi, ma tutti con un unico risultato lampante: il mondo del lavoro negli ultimi 10 anni ha ricevuto dalle start up una spinta determinante.
Il campione analizzato da Innovup ha mostrato che anche il mondo delle start up innovative segue il macro settore delle imprese, evidenziano uno sviluppo concentrato nelle regioni del nord, in particolare più di un terzo del campione attivo è risultato avere sede in tre regioni: Liguria, Lombardia e Piemonte, generando un tasso di occupazione addirittura pari al 43% del totale nazionale.
C’è poi anche spazio per analizzare il fenomeno della mortalità delle start up. Un capitolo a parte e che vede due filoni ben distinti: la cessazione o l’acquisizione dell’attività.
Lo studio dimostra che, a prescindere da quale di queste due sia la fine della start up, le maggiori possibilità di sopravvivere si hanno solo dopo aver superato la fase tra i 5 e i 7 anni di età, definita la fase critica nel percorso di vita delle start up innovative.
Superati invece i 10 anni di vita le speranze di sopravvivenza aumentano nettamente e la vita della start up si stabilizza in maniera concreta.
Certo la fine dell’attività potrebbe non essere sempre negativa. Le start up che vengono acquisite, infatti, concludono il loro ciclo di vita ma senza fermarsi, anzi aumentando i profitti:
“due tra i principali indici di redditività (ROE e ROA) risultano più elevati per le imprese acquisite rispetto a tutte le altre”.
In conclusione le start up si sono ormai affermate nel panorama imprenditoriale italiano, partecipano attivamente alla sua crescita e ne condividono aspetti positivi e negativi. Dopo il boom della prima metà degli anni 10 del 2000 il trend di crescita si è stabilizzato ma continua a mostrare un ottimo margine di guadagno e di occupazione.
Per approfondire l’argomento e leggere tutto lo studio realizzato da Innovup potete cliccare qui!
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